A chi lascio i miei libri italiani? Non m'importa più.

(Testo scritto con l’aiuto di ChatGPT, per riorganizzare le idee e migliorare l’espressione in italiano..)
>>>>>

Ultimamente, ogni volta che sistemo le librerie a casa, mi viene un’esitazione: non so più a chi potrebbero essere adatti i miei libri italiani. Sono letture che parlano di politica, letteratura, eventi storici… insomma, libri che richiedono un po’ di testa. È sempre difficile decidere cosa farne. Spesso ho pubblicato annunci sui social per regalarli, ma nessuno mi ha mai contattata. O forse sì, una sola volta.

Quando ho cominciato a studiare l’italiano, nel mio paese non c’era nessuna scuola che lo insegnasse. Sono andata perfino in chiesa, a chiedere se conoscevano qualcuno disposto a darmi lezioni. Mi hanno trovato un interprete che era arrivato nel mio Paese per lavorare con La Standa*; prima lavorava in Cina. Poi però hanno cambiato idea: il progetto è stato cancellato, e La Standa non ha mai aperto. Così lui ha perso il lavoro non solo in Cina, ma anche qui. Forse per questo era spesso di cattivo umore. Con lui ho studiato meno di un anno, e alla fine abbiamo litigato. Sì, proprio così: insegnante e studentessa! Era spesso arrabbiato, e non si ricordava mai cosa mi avesse già insegnato e cosa no. Finivamo spesso a discutere. Così ho smesso.

Col tempo sono nate alcune corsi di lingua italiana nelle diverse scuole della lingua europee nel mio Paese, e pian piano più persone sembravano avvicinarsi all’italiano. Ma, secondo le mie osservazioni, quasi tutti erano interessati solo all’arte, al calcio, alla moda… o persino agli uomini italiani. Ho persino incontrato persone che avevano studiato in Italia e che mi hanno detto di non aver mai letto un libro italiano, se non quelli obbligatori. Una persona che ha studiato a Roma per quattro anni mi ha addirittura detto che non pensa che a Roma esistano librerie! Sembra che, tra chi studia questa lingua, i lettori siano davvero pochi.

Se davvero ci fossero così tanti lettori di libri italiani, col tempo dovrebbe essere diventato più facile trovarli anche qui. Ma niente. Nemmeno dopo l’apertura della prima facoltà di lingua italiana di tutto il Paese, in un’università cattolica, quasi trent’anni fa.

Dopo tutti questi tentativi, attese, domande e osservazioni, credo sia meglio lasciarli andare, tutti i libri italiani che ho comprato in questi anni. Meglio affidarli a chi raccoglie la carta da riciclare: che diventino polpa, e magari un giorno rinascano sotto un’altra forma — un quaderno, una scatola, o chissà… forse persino un altro libro. Con questa consapevolezza, torno tranquillamente a sistemare senza più esitazioni.

*La Standa (definizione da Wikipedia):
[...]Standa (già Società Anonima Magazzini Standard) è stata una catena italiana di supermercati fondata nel 1931 e attiva nel settore dei grandi magazzini di fascia media alimentari e non alimentari. Come tale, ha cessato di esistere nel 2004, sopravvivendo, limitatamente nella vendita del settore alimentare, fino al 2012.[...]

Commenti

Post popolari in questo blog

28 febbraio, la giornata di memoria di Taiwan

Dante Alighieri bô kóng hit kù ōe/Dante 無講彼句話

boh