In Pericolo per propria stupidità: quale messaggio sta mandando Taiwan al mondo dopo il voto?

Sabato scorso a Taiwan si sono svolti i voti per la revoca di alcuni politici filo-cinesi. Tuttavia, il risultato non è stato positivo: nessuno di loro è stato rimosso e tutti sono rimasti al loro posto.

Taiwan, così, manda al mondo un segnale evidente: nonostante la minaccia di una guerra da parte della Cina, il popolo continua a scegliere come rappresentanti proprio quei legislatori filo-cinesi.

Chi ha votato per mantenerli spesso non si rende conto della gravità delle conseguenze per il Paese. Molti hanno votato "no" alla revoca con la speranza che questo possa portare alla pace e non alla guerra. Alcuni ritengono addirittura che questi politici non abbiano fatto nulla di male, nonostante tutto ciò che è accaduto e continua ad accadere in Parlamento.

C'è anche chi, in modo ancora più assurdo, crede che grazie a questi legislatori potrà ricevere 10.000 dollari taiwanesi in contanti — una proposta incostituzionale promossa proprio da questi politici filo-cinesi, che prevedeva di distribuire denaro a tutta la popolazione, compresi i neonati.

Tutti questi fatti rivelano che, nonostante la situazione sia critica per Taiwan, una parte consistente della popolazione non ha mai voluto sapere davvero cosa sta accadendo — o forse, preferisce non saperlo. Piuttosto che affrontare la realtà, molti scelgono di credere ciecamente nella promessa di “mantenere lo status quo”, ripetuta all’infinito da certi politici.

Ora il risultato del voto ha dato al mondo l’impressione evidente che Taiwan sia un Paese filo-cinese, proprio mentre molti altri Stati stanno cercando di difendersi dall’infiltrazione della Cina.
Alcuni elettori hanno perfino detto di aver votato "No" alla revoca non perché sostengano i filo-cinesi, ma semplicemente perché non sopportano il partito di governo.

Ma questo è un ragionamento ingenuo, se non addirittura stupido. Il mondo ci osserva come un tutt’uno: i dettagli e le sfumature interne le vediamo solo noi. E mentre noi discutiamo tra mille divisioni, all’esterno arriva un solo messaggio, chiaro e pericoloso.

Lo status quo è come una morfina per la maggior parte dei taiwanesi: calma la paura del conflitto, ma intorpidisce anche la volontà di cambiare. Anche se il nemico si avvicina sempre di più e la guerra si è già silenziosamente aperta sul piano cognitivo, molti continuano a sperare che tutto possa restare com’è.
Sembra ingenuità, ma in realtà è una forma di pigrizia comoda e pericolosa: quella di chi preferisce chiudere gli occhi, illudersi che tutto vada bene e non fare nulla, anche quando il pericolo è già dentro casa.

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il Post
Gli elettori di Taiwan hanno respinto l’opzione di rimuovere i parlamentari filocinesi

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