Filo o Pro? È lo stesso.

In questi giorni si discute molto di una cosa: dopo il fallimento del voto di revoca di sabato scorso, quasi tutti i media stranieri descrivono Taiwan come un paese in cui, nonostante la minaccia quotidiana proveniente dalla Cina, la maggioranza del popolo ha scelto di conservare i legislatori pro-Cina. E quindi – concludono – i taiwanesi sono filo-cinesi. Questa interpretazione, però, ha fatto arrabbiare molti. In tanti dicono: “Abbiamo votato No, ma questo non significa che siamo filo-cinesi.”

Beh, forse non importa nemmeno se sei filo-Cina o anti-Cina. Alla fine, il mondo ci vede per come ci mostriamo, e dopo il voto, è difficile negare che l’impressione lasciata sia quella: filo-cinesi.

Un insegnante di inglese ha detto una cosa interessante:
“Anche se nei reportage stranieri sembra che tutti ci descrivano come filo-cinesi, bisogna vedere bene le parole che usano. C’è una differenza: China friendly, cioè filo-Cina vuol dire ‘amichevole verso la Cina’, mentre pro-China, pro-Cina, è un’espressione più forte, più netta. Quindi, non dobbiamo agitarci troppo.”

Io però non sono d’accordo.
Perché, alla fine, non importa quante spiegazioni linguistiche si facciano: il fatto resta. Quei legislatori che la maggioranza ha deciso di tenere al loro posto sono pro-Cinesi, e non è un segreto. Lo erano, lo sono, e lo saranno. Agiscono sotto il comando di Pechino, ed è chiaro a tutti. Eppure, la gente ha scelto di credere loro.

Come ho già scritto altrove, molti adulti taiwanesi, proprio a causa dell’educazione ricevuta, sono fin troppo ingenui riguardo alla situazione del loro Paese. E questa è forse la cosa più grave: una parte consistente della popolazione, nonostante una minaccia quotidiana e sempre più esplicita, ancora oggi non riconosce chi sia il nemico.


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